shutter island In Evidenza

Film “Shutter Island” (2010) – Recensione

Trama del film “Shutter Island”

Il film “Shutter Island” si apre con la scena di due agenti di polizia, Edward Teddy Daniels e Chuck Aule. Si trovano su un’isola, dove è situato l’istituto che detiene criminali pericolosi affetti da malattie mentali. Da questa struttura è scappata una paziente, i due devono ritrovarla. La missione principale di Teddy però è un’altra: vuole trovare l’assassino di sua moglie, Andrew Laeddis, che sa per certo essere lì.

Nel corso delle indagini trova un biglietto, su cui trova la domanda “La legge del quattro. Chi è il 67?”. Nel frattempo viene ritrovata la detenuta evasa, Rachel Solando, vicino ad un faro. Dopo un crudo incontro con un vecchio conoscente nel padiglione C, il protagonista non trova più Chuck, il partner. Cercandolo, scende in una scogliera e trova invece la vera Rachel Solando, nascosta in una grotta.

Al suo ritorno, Teddy riesce o scappare e raggiungere il faro, dove trova Cawley. Quest’ultimo gli rivela di essere lui stesso Andrew Laeddis e che il paziente numero 67 dell’istituto a cui il messaggio faceva riferimento è proprio lui. Per dargli un’ulteriore prova gli mostra che Edward Daniels è un anagramma di Andrew Laeddis. Il protagonista così apprende di esser stato lui ad uccidere la moglie, che aveva annegato i loro tre figli. Come meccanismo di difesa Andrew aveva creato una storia nella sua mente, e allo stesso modo aveva creato il personaggio di Rachel, la quale aveva commesso gli stessi crimini della moglie.

La persona che lui identificava come partner era in realtà il dottor Sheehan, il quale lo seguiva da ormai due anni. Cawley e Sheehan lo avevano dunque assecondato al fine di riportarlo alla realtà, l’unica altra via era la lobotomia. Dopo queste rivelazioni il protagonista è inondato dai ricordi, e prende coscienza dei fatti accaduti. La mattina dopo però, quando il dottore gli pone una domanda, Andrew sembra di nuovo caduto nella realtà da lui creata. La storia si conclude dunque con il gruppo di dottori e Laeddis che si avviano verso il faro, per l’operazione di lobotomia.


Giudizio sul film “Shutter Island”

In “Shutter Island” realtà e finzione diventano un tutt’uno. Il protagonista, ma anche lo spettatore, non sa più cosa sia vero e cosa no. Gli strumenti con cui il regista fa capire la verità sono i flashback e i sogni del protagonista. Infatti, durante il sonno del protagonista, si vede la moglie che gli dice di lasciarla andare per liberarsi da ciò che ormai è diventato un ricorrente incubo che non lo lascia vivere.

Nel corso del film Laeddis non viene mai lasciato solo. Le voci che sente gli dicono continuamente che non lascerà mai l’isola, che ormai il suo destino è segnato. Lui però non gli dà ascolto, vuole procedere con la sua missione, per poi tornare a casa.

Tutta la pellicola è accompagnata da un senso perenne di inquietudine. È tutto basato sull’oscurità, in questo caso mentale, sfruttando l’ambientazione, le scene e la fotografia. Viene dimostrato quanto la mente umana possa essere cupa, misteriosa e assurda. Il protagonista vi vede infatti vittima di un trauma e cerca di mascherarlo inconsciamente. Inoltre gli inserimenti delle scene a Dachau lasciano il segno, perché molto simili alla realtà.

Personalmente, il film mi è piaciuto molto. Come fa riflettere sulla mente umana, sui meccanismi di difesa che essa attiva senza che noi che ne rendiamo conto. L’impulsività a volte nociva di Teddy, quanto egli sia perennemente sulla difensiva, i problemi a dormire e le allucinazioni fanno capire chiaramente che ha avuto un passato traumatico. E le emozioni che il personaggio prova, le si sente fuoriuscire dallo schermo: il dolore, la confusione, il rifiuto di una realtà che non è come si vorrebbe. Questa pellicola è particolare: davvero pochi altri film hanno avuto tanto impatto su di me, ma questo lascia davvero il segno. Tutto ciò lo ottiene senza grandi scene sanguinolente o visivamente forti, utilizza piuttosto la psicologia umana, la quale è, del resto, al centro del film.


Citazioni dal film

Di seguito, alcune citazioni del film “Shutter Island” che mi hanno colpito particolarmente con un breve pensiero a riguardo.

“Non esiste nessun ordine morale. Esiste solo questo: la mia violenza può vincere la tua?”

Questa frase, detta dal direttore dell’istituto, è volta al protagonista come una minaccia, più che un insegnamento: dato che non esiste una morale, si può fare violenza. E una delle due vincerà sull’altra.

“I pazzi sono dei soggetti perfetti: parlano e nessuno li ascolta.”

Con questa semplice e chiara frase l’ex dottoressa Solando dice una grande verità: una volta che una persona è dichiarata clinicamente pazza, non c’è via di ritorno. Qualunque cosa essa farà sarà considerata l’azione di un pazzo, inclusa la negazione della follia stessa.

“Cosa sarebbe peggio: vivere da mostro o morire da uomo per bene?”

Questa frase è ciò che conclude il film. Pronunciata dal protagonista, se analizzata, lascia un senso di confusione iniziale, per poi trasformarsi in sgomento e realizzazione del fatto. Andrew sembra aver simulato infatti quest’ultimo raptus di pazzia, per ottenere effettivamente l’operazione di lobotomia. Questo perché ormai aveva preso coscienza di ciò che aveva commesso e non voleva convivere con la consapevolezza di essere un “mostro”.


Curiosità sul film

“Shutter Island” è l’ultimo film girato interamente in pellicola dal regista Martin Scorsese. Rappresenta dunque un passo importante tra il cinema di una volta e quello di oggi, perché lui è stato tra i primi “grandi vecchi” a utilizzare il digitale. Utilizzò però di nuovo la pellicola per alcune scene di nuovi film, di cui “The Irishman” e “Silenzio”.

Mark Ruffalo, il co-protagonista, ha ottenuto la parte grazie alla lettera scritta di suo pugno indirizzata direttamente al regista. Era uno scritto da ammiratore, dunque Scorsese lo scelse scartando Josh Brolin e Robert Downey Jr. Ironicamente, oggi sono tutti e tre famosi attori del Marvel Cinematic Universe.

La casa produttrice, Paramount, voleva lanciarlo ad ottobre così da essere in tempo per gli Oscar 2010. C’erano due ostacoli però: la compagnia non aveva i soldi per promuoverlo e DiCaprio stava girando “Inception”, dunque non avrebbe potuto presenziare alle interviste e al lancio. Per questo motivo fu lanciato nel febbraio 2010, incassando 41 milioni di dollari nel primo weekend. Nonostante non ottenne nemmeno una nomination agli Oscar (unico film con questo esito della coppia Scorsese – DiCaprio), è ancora oggi il miglior debutto del regista.

Per l’intera durata del film vengono intenzionalmente disseminati errori di continuità e incongruenze, e ogni volta che Teddy ha a che fare con il fuoco o con l’acqua succede qualcosa di importante.

La location principale della storia, la famosa isola, non esiste: è stato completamente un lavoro di CGI, ovvero computer grafica. Lo suggerisce il titolo stesso: Shutter Island è infatti l’anagramma di Truth and Lies, ovvero Verità e Bugie. Ovviamente questo si ricollega anche alla realtà parallela che il protagonista si era creato. Insomma, al regista piacciono gli anagrammi e gli indizi nascosti.

  • shutter island

Informazioni sul film

Il film è ispirato al romanzo di Dennis Lehane, scrittore che il regista Martin Scorsese ammirava. Alla sceneggiatura si lavorò per circa un anno. Le riprese ebbero inizio con il flashback della Seconda Guerra Mondiale, in Massachussets.

“Shutter Island” è un film effettuato in un angosciante piano sequenza, dando così un grande peso a molte scene. Il registra effettua molti primi e primissimi piani, al fine di evidenziare le emozioni dei personaggi. Durante il sogno del protagonista, viene girata una scena tramite una carrellata in avanti, fino a restingere il campo sul viso di DiCaprio. Nella stessa scena, si vede un raccordo di movimento, quando Andrew si avvicina alla moglie. Nella scena in cui viene interrogato un paziente del manicomio, viene effettuato un dettaglio sulla colorazione del foglio. Durante un dialogo tra Andrew e il presunto partner, viene effettuato un controcampo.

Molte delle inquadrature utilizzate nel film potrebbero far pensare che in realtà Shutter Island sia solo un sogno di Andrew. Ciò viene anche aiutato dal frequente uso di fumo e nebbia, i quali danno una sensazione di onirico alle scene. La colonna sonora spesso accompagna l’attore nel ruolo del protagonista, infatti i suoi pensieri vengono seguiti e sostenuti da melodie incisive.

Gli attori principali scelti per il film sono Leonardo DiCaprio, Mark Ruffalo, Ben Kingsley, Michelle Williams e Emily Mortimer.

film "Shutter Island"
Locandina del film “Shutter Island”.

Per la recensione sul film “Fight Club” clicca qui.

Per la recensione sul film “Ladri di biciclette” clicca qui.

fight club In Evidenza

Film “Fight club” (1999) – Recensione

Trama del film “Fight Club”

Il film “Fight Club” vede come protagonista un uomo, di cui non verrà mai pronunciato il nome, che per insonnia e attacchi d’ansia vive perennemente in uno stato confuso e altalenante. Ciò che riesce a calmarlo è la frequentazione di gruppi di ascolto di persone con malattie terminali e incurabili. Sembra che in questo modo il protagonista veda chi sta peggio di lui, quasi che si nutra del dolore degli altri, e provi sollievo.

Durante uno di questi incontri conosce Marla Singer, che come lui ha l’abitudine di fingere una malattia terminale per frequentare i medesimi gruppi. In un’occasione di lavoro, fa conoscenza con un certo Tyler Durden, un personaggio complesso, eccentrico e misterioso.

Quando torna a casa, il protagonista si accorge che la propria abitazione e stato investito da un’esplosione. Preso dal sentimento di sgomento e rabbia chiama Tyler e realizzano un fight club. In molti cominciano a radunarsi per i combattimenti.

Coloro che vi partecipano sono persone insoddisfatte della propria vita, alienate nel lavoro, desiderano un cambiamento radicale della società. Al fine di ciò costituiscono un ulteriore gruppo, con alla base il Progetto Mayhem, mirato al raggiungimento di una parità tra le persone.

Il protagonista intanto va alla ricerca di Tyler, il quale è scomparso. Quest’ultimo si rivela poi essere il suo alter-ego, che rappresenta il suo lato caratteriale che non si permette di far emergere nella vita reale. Rendendosi conto del pericolo che ciò comporta, si denuncia alla polizia per i crimini riguardo alla boxe clandestina e alla progettazione nello scoppio delle principali banche della città.

Decide inoltre di uccidersi, ma il colpo inflitto dal proiettile non è mortale e uccide solo la parte di sé che è Tyler. Con la compagnia di Marla, si trova ad osservare l’esplosione delle banche dove erano state collocate le bombe.


Giudizio sul film “Fight Club”

Il tema principale riguarda il disagio che l’essere umano prova in questa epoca. Si sente perennemente fuori posto, come se la sua vita non riuscisse mai a renderlo soddisfatto. Come detto precedentemente, il protagonista non viene presentato, rimane anonimo, per tre motivi: il primo è volto a permettere a chiunque di immedesimarsi nel personaggio. Le persone possono rivedere in lui ciò che provano, vale a dire il sentimento di frustrazione, lo stress, il mancato appagamento dal lavoro. Tutto ciò porta spesso alla depressione, o almeno all’isteria. Il secondo motivo è perché è una persona apparentemente senza carattere, senza nulla di importante da trasmettere al mondo. E il terzo, infine, è perché il protagonista stesso è Tyler Durden, come si scoprirà soltanto verso la fine del film.

Il protagonista rappresenta la persona stereotipo della vita moderna, schiavi del consumismo e alienati da un lavoro meccanico e insoddisfacente. Descrive lo scontro con sé stessi, fino a farsi del male. È un film che lascia il segno, in particolar modo in coloro che si rispecchiano nel protagonista.

“Fight Club” è una fotografia cruda e realistica della società di oggi, la quale è globalizzata, massificata, annoiata dal benessere e alienata dal troppo che si rivela niente. Il film è un manifesto della sociopatia e dell’impotenza, verso la società e verso sé stessi.

A parer mio è un gran film. Mi è piaciuto molto come sono stati trattati i temi, come sono stati costruiti i caratteri dei personaggi e come sono state realizzate le scene, ognuna molto suggestiva. Lo sdopppiamento di personalità del protagonista l’ho apprezzato davvero molto, soprattutto com’è stata portata alla luce la realtà. Il personaggio ha infatti raggiunto la consapevolezza tramite step e indizi. Trovo interessante il processo mentale che ha portato a questa doppia personalità, quando l’uno non aveva il coraggio di fare qualcosa, l’altro lo portava a farlo.


Citazioni dal film

Di seguito, alcune citazioni del film “Fight Club” che mi hanno colpito particolarmente con un breve pensiero a riguardo.

“Le cose che possiedi alla fine ti possiedono.”

Questa frase indica il bisogno costante, ormai radicato in ognuno di noi, di avere sempre di più ma non basta mai. Dunque si arriva ad un punto di non ritorno, in cui avere è più importante di essere, in cui ciò che si ha definisce ciò che si è.

“E poi è successo qualcosa, mi lasciai andare perduto nell’oblio… oscuro, silenzioso, completo. Trovai la libertà, perdere ogni speranza era la libertà.”

Quest’altra invece indica la perdita nella speranza, che di solito è ciò che ci tiene in piedi. Questo cambiamento crede che porti alla libertà, ma io penso che porti solo all’appiattimento di tutti i sentimenti, all’opposizione alla vita e al dolore che spesso ne comporta.

“È solo dopo aver perso tutto che siamo liberi di fare qualsiasi cosa.”

Questa frase intende che quando non si ha più nulla da perdere ci si lascia davvero andare, si lasciano fluire pensieri, e di conseguenza azioni, senza darsi limiti.


Curiosità sul film

Una delle particolarità del film “Fight Club” vede un’azione del regista, il quale ha voluto giocare in modo subliminale con il pubblico: infatti inserisce il personaggio di Tyler quattro volte, per la durata di pochi millesimi di secondo, prima di presentarlo nelle scene. Si vede il flash della figura di Durden ad un gruppo di sostegno, per strada, al lavoro e all’ospedale, quasi come se stesse emergendo pian piano.

Un dettaglio interessante si trova nella scena dell’autobus, dove vediamo il protagonista e Tyler: alla salita, viene pagato un solo biglietto. Questa è una delle tante incongruenze che il regista ha inserito all’interno del film, difficilmente scovabili.

Un’ulteriore stranezza la troviamo nella scena all’interno della caverna, tra Mara e il protagonista: il respiro emesso da quest’ultimo è il medesimo che vediamo nella scena più tragica di Titanic, quando Jack sta per annegare.

Tra i due attori principali, Brad Pitt e Edward Norton, nacque un’amicizia. Dopo essersi conosciuti sul set, frequentarono corsi di lotta e impararono a fabbricare il sapone. Inoltre Pitt si fece veramente scheggiare il dente, anche se a sua insaputa: Fincher disse a Norton di colpirlo sul serio, e questo comportò una reazione autentica, che vediamo nella scena del film. Vera è anche la sbronza dei due, che nella scena in cui lanciano palline da golf colpendo il camion del catering.

Un personaggio famoso inserito nel film è Jared Leto, il quale aveva fondato la sua band l’anno prima. Durante il discorso di Durden nel fight club dice, sprezzante, la parola rockstar, lanciando un’occhiata al cantante.

Disseminazione di caffè: per rappresentare la globalizzazione dell’epoca, viene posizionato un caffè di Starbucks molto spesso, tanto da poterne notare almeno uno in ogni scena del film.

  • fight club

Informazioni sul film

“Fight Club” è un film del 1999 diretto da David Fincher. Gli attori principali sono Brad Pitt, Edward Norton e Helena Bonham Carter. La colonna sonora è stata quasi interamente compito dei Dust Brothers. La musica in questo film svolge un’importante ruolo, spesso accompagnata dalla voce del protagonista, nonché il narratore del film.

Le inquadrature di questo film sono spesso fatte nella penombra, come quella in cui accolgono per la prima volta i combattenti nel fight club: viene inquadrato il gruppo di uomini e poi velocemente, senza stacco, viene inquadrato Tyler, tramite una carrellata laterale. Nella scena in cui i due protagonisti fabbricano il sapone, viene effettuato il dettaglio della mano bruciata dal composto chimico. Nella medesima scena, si vede il controcampo tra i due personaggi. Quando invece l’anonimo protagonista parla al telefono con Marla al momento della scoperta della doppia personalità, l’inquadratura è quella del primo piano, sul viso dei due.

Tratta dal libro di Chuck Palahniuk, la storia di “Fight Club” è stata portata nelle sale dei cinema. Il successo di questo film si vide dopo rispetto alla sua uscita, infatti all’inizio suscitò molto polemiche, come quella per la violenza di alcune immagini. Le scene sono spesso in controluce per creare un’effetto di inquietudine. Allo stesso modo c’è un forte utilizzo delle ombre, che in questo film aumentano l’impatto emozionale e danno un senso di pericolo imminente.

Locandina del film “Fight Club”.

Per la recensione sul film “Shutter Island” clicca qui.

Per la recensione sul film “Ladri di biciclette” clicca qui.

film ladri di biciclette

Film “Ladri di biciclette” (1948) – Recensione

Riassunto di “Ladri di biciclette”

Nel film “Ladri di biciclette”, di Vittorio De Sica, si racconta la storia di un uomo, Antonio Ricci.

Antonio Ricci è un padre, un marito, un lavoratore. Per svolgere il suo lavoro ha bisogno di una bicicletta, ma la propria l’aveva precedentemente impegnata.  Per rimediare vende, insieme a sua moglie, le lenzuola. Con i soldi ricavati compra la bicicletta necessaria per ottenere il lavoro. Ha anche due figli di cui uno si chiama Bruno, ha circa dieci anni e ammira tanto il padre. Il lavoro dell’uomo consiste nell’applicare i manifesti per la strada.

Si muove con la bicicletta e la scala a spalle. Durante un lavoro gli viene rubata la bicicletta e quando prova ad inseguirlo ne perde le tracce. Va poi a fare denuncia alla stazione di polizia, ma non riesce a risolvere nulla. Allorché con il figlio e alcuni amici comincia una ricerca in città, ma neanche in questo caso ottiene risultati.

Quando pensa di aver trovato un indizio tramite un mendicante anziano, fa di tutto per carpire l’informazione sul presunto ladro. Non arriva però ad alcuna conclusione. Va così a consultare una signora famosa per le sue parole premonitrici. Ciò che ottiene è la sola frase “O la ritrovi subito o non la ritrovi più”.

Uscito dalla casa della signora in questione riconosce colui che il giorno precedente gli aveva rubato la bicicletta e incorre in una rissa. Si crea una folla intorno ai due e tutti danno ragione al ragazzo da Antonio indicato come ladro.

L’esasperazione porta Antonio al punto di rubare lui stesso una bicicletta. Non va però lontano perché molte persone gli si precipitano subito addosso circondandolo. Il figlio Bruno lo raggiunge chiamandolo “papà”, per questo motivo non fu denunciato, in quanto padre di famiglia l’uomo derubato ebbe compassione di lui.


Recensione di “Ladri di biciclette”

Il film “Ladri di biciclette” ci riporta al tempo del dopo guerra. L’Italia si trova in un periodo costellato da macerie, la popolazione è distrutta ed estremamente povera, prosciugata dai costi per aiutare l’esercito nel periodo di guerra.

Antonio infatti è rappresentato con un viso cupo, angoscioso, che da l’idea di un uomo pieno di pensieri, perso in ciò che dovrebbe essere la sua vita. Bruno non vive la normale infanzia di un bambino: anche lui è sempre molto pensieroso, e inoltre lavora per portare a casa qualche soldo in più; non vive la sua età, la sua fanciullezza.

Quella in cui vivono è una società stravolta, stanca. È in corso una potente depressione, ed è difficile trovare lavoro. Per Antonio sembra infatti impossibile riscattare sé stesso e la propria famiglia per cause di forza maggiore. Il lavoro affidato rappresenta l’unica via d’uscita dalla situazione di disperazione e miseria in cui si trova, ma per ottenerlo ha bisogno di quella bicicletta che gli crea tanti problemi.

Ogni mossa in questo film è incerta: dai fragili rapporti umani alle forze dell’ordine impotenti, o agli amici che rinunciano ben presto e con superficialità alla ricerca del mezzo. Ciò che invece è solido e sicuro è il rapporto tra Antonio e Bruno: per tutto il tempo il figlio gli sta accanto, anche nei momenti in cui il padre è irato e ha comportamenti scontrosi. Gli aiuti esterni sono superflui e disinteressati, e loro rimangono soli nella città con l’affetto per l’uno e l’altro come unico sostegno.


Commento a “Ladri di biciclette”

Visto esternamente, questo film racconta della sfortunata storia di un uomo, della grave condizione della famiglia Ricci. Ma se si guarda più a fondo, è evidente che lo scopo è posare l’attenzione del pubblico sulla condizione sociale della società italiana di quel tempo. Una società di un popolo umiliato, alla ricerca di un metodo per riscattarsi. Un popolo che si perde in gioie effimere come il rimo giorno di lavoro o un pranzo al ristorante, le gioie di chi è povero e ingenuo.

Secondo la mia personale opinione, questo è un grande film italiano: fa riflettere sulla reale condizione di quel tempo, sui problemi sociali presenti.


Informazioni generali

“Ladri di biciclette” è un film del 1948, girato in bianco e nero. Il regista è Vittorio De Sica, e il film (di genere drammatico) è stato girato in Italia e ambientato a Roma, per una durata di 93 minuti. Gli attori sono Lamberto Maggiorani, Enzo Staiola, Lianella Carell, Elena Altieri, Gino Saltamerenda, Giulio Chiari, Vittorio Antonucci, Michele Sakara, Fausto Guerzoni e Carlo Jachino.

Per la recensione sul cortometraggio “Il caso Valdemar” clicca qui.

film ladri di biciclette
Antonio e Bruno, appena comprata la bicicletta.
film ladri di biciclette
Antonio e Bruno, il padre è in pensiero per la bicicletta scomparsa.